Il passo indietro
di Roberto Albini
Devo confessarti che, anche se sono ateo, ho riempito la mia vita di riti. Ci sono azioni le quali, attraverso il loro perpetrarsi, mi testimoniano l’esistenza del mondo. Il mio mondo. Qualcuno volgarmente le chiama abitudini, nel tentativo snob di screditarle, attribuendo al susseguirsi ripetitivo un valore negativo. Io credo che sia una scemenza. Per esempio il nord. Il nord si trova sempre a nord, tutti i giorni, da sempre. Non si è spostato mai, nemmeno un po’, neanche per curiosità. No mai. Che vita noiosa. Ma se il nord si muovesse, tutto cambierebbe in una rivoluzione di poli, di venti, di maree, in una parola sola sarebbe un altro mondo. E io non ne voglio un altro, voglio il mio. Le abitudini sono il nord del mio pianeta.
Ora, posso ammettere che tra tutti i miei riti pagani qualcuno potrebbe sembrarti eccentrico. E’ perché le abitudini sono qualcosa di così personale che finiscono per diventare solamente un’altra appendice del nostro apparire, come il naso, le gambe, i capelli e proprio come loro subiscono i giudizi estetici altrui. Chissà, per esempio, che questo che ti sto per descrivere ti possa apparire illogico, dal tuo punto di vista asimmetrico, come il profilo di un volto spigoloso.
La sera, dopo cena, mi lavo i denti. Sempre. Mi infilo il pigiama annunciando ufficialmente con questo atto che il Bar Roberto abbassa le serrande, ha chiuso. Dopo vado a cercare lo zaino, che non è uno zaino qualunque: è la mia borsa della palestra. E’ l’unico zaino della Caterpillar che ho visto in vita mia. L’unico anche nello scaffale del negozio dove lo trovai, sembrava l’ultimo esemplare di una specie estinta. Da quel momento, il rito della preparazione della borsa della palestra inizia.
Metto lo zaino in posizione verticale, composto, infilo le mani dentro e inizio ad allargarlo, come se solo con quella mossa potessi in qualche modo modificarne le dimensioni. Una volta stabilito che sul serio lo zaino è vuoto come afferma di essere, inizio a riempirlo con il necessario. Per primi i calzini. Ho capito che l’unica cosa a contare nella vita è la qualità dei calzini che uno indossa, dopo aver percorso il Cammino di Santiago. La definizione esatta di quelli che possiedo è “calzini tecnici”, che quando uno lo dice fa un effetto tipo “Dott. Calzino”. Sono la stessa differenza che passa tra dire “ti amo” e “ti dimostro che ti amo”. Un calzino qualsiasi è una cosa che sta lì per convenzione, perché è un calzino e cosa altro vuoi aspettarti da un calzino se no che stia ai tuoi piedi? Il Dott. Calzino, invece, non solo svolge il suo compito, ma lo fa con passione. Alla fine di quel cammino la maggior parte di quelli che stavano con me avevano i piedi massacrati dalle vesciche, io no. E mi vennero in mente i Cataldi, i miei vicini di casa, le loro urla la sera che assomigliavano al dolore che si prova a camminare con le vesciche.
Subito dopo tocca alla maglietta e poi ai calzoncini. Un giorno, per caso, mi soffermai davanti allo specchio, e notai che il mio fisico si stava allontanando sempre di più dallo standard umano. Decisi allora che dovevo fare qualcosa per assicurarmi una vecchiaia dignitosa almeno dal punto di vista estetico, così mi comprai quei calzoncini. E’ strano, ma quando tornai a casa, indossandoli davanti allo stesso specchio dell’altra volta, già mi sembravo più tonico. Alzai anche le ginocchia alternativamente un paio di volte, esibendomi in uno di quei gesti senza senso che fanno le persone davanti agli specchi. Ero pervaso dalla voglia di provarli, di fare qualcosa, persino dello sport. Infatti, subito dopo acquistai anche delle scarpe da ginnastica. Loro le avvolgo dentro una busta di plastica prima di metterle nello zaino. Un gesto di affetto che so sarà ricambiato.
Per ultimo infilo il necessario per la doccia, al quale dedico un’attenzione particolare. Io sono un multiorgasmico. Sì, cioè: il furbo cerca di godere molte volte, il saggio in molte maniere, e a me piace aspirare alla saggezza. Ci sono un sacco di modi per provare un orgasmo senza usare necessariamente la parte bassa del corpo. Esistono orgasmi violenti, come assaporare un piatto fumante di bucatini all’amatriciana, ricoperti da una nevicata di pecorino romano; esistono orgasmi passionali come quando la tua squadra fa gol e vince la partita o come quando tuo figlio torna a casa con il suo primo otto in pagella; poi ci sono quelli teneri, che più che a un vero e proprio orgasmo assomigliano a fare del petting con la donna che ami, la prima volta. Un piacere denso, che dura a lungo, che rilassa e al tempo stesso stimola. Come farsi la doccia, appunto. Con il tempo ho imparato a selezionare il tipo di sapone da mettere nello zaino seguendo l’umore. Di solito il mio umore odora di pino silvestre, ma a volte anche di lavanda. Raramente mi lavo con il sapone al cioccolato. Alcune sere mi sento abbastanza vaniglia, ma più spesso uno di quegli indefiniti “for men” da due soldi.
Una volta stipato anche l’asciugamano, compatto lo zaino e il suo contenuto con le mani, ne saggio il peso sollevandolo, lo indosso per un momento flettendo le gambe per capire se posso sostenerne la mole. Mi rassicuro, è una borsa da palestra perfetta. La poggio a terra, faccio un passo indietro e per un po’ la guardo. E’ proprio bella la mia borsa da palestra.
Così bella che prima o poi sono sicuro mi iscriverò in una palestra.
L’incoerenza è un lusso che mi piace concedermi, talvolta.
Nessun piatto esce bene, se gli ingredienti non sono vari e ben distribuiti.
e senza un tocco finale di creatività, tutto avrebbe lo stesso sapore.
Ah, vedo che ti intendi di cucina pure tu. Che mi prepari oggi?
ho solo usato una battuta classica da master chef. se ti accontenti di uovo sodo….
Ma con le cozze?
una sola cozza, enorme, tipo quelle cilene che si tagliano con il coltello a fette. fa scena anche se non sa di niente, o sei ancora alla ricerca della qualità?
Le cozze cilene? Che sono quelle che si sniffano? A no, quelle sono colombiane… Allora si fumano vero?
santiago c’ero anche io. con calzini tecnici che mi hanno rovinato i piedi i primi giorni, fino a quando non ne ho trovati nello zaino un paio del mercato da un euro e ci ho camminato splendida fino alla fine, che ero un fiore con quei calzini che poi si sono bucati. vedi le prospettive, quanto siamo diversi. santiago per me significa calzini tecnici: bufala del millennio.
Ma io mica ho detto che Santiago per me vuol dire calzini tecnici. Quello è un particolare del quadro. Comunque la notizia qual è? Che ognuno di noi ha dei piedi e un modo di camminare diversi? :)
Lo so, forse son dubbi che io dovrei tenermi per me, ma… poi al mattino la svuoti per poterla riempire alla sera?
Io una volta mi sono iscritta alla palestra; avevano stuprato una ragazza in una via di una tranquilla cittadina di provincia e io mi dissi che se fosse successo a me, avrei sperato fossero gli stessi e volevo aspettarli al varco e ropegli le ossa, una ad una, con metodo. Volevo imparare come rompergli le ossa. Ho imparato. Poi in palestra non ci sono più andata e quelli non li ho mai visti. Voglio dire, pure le abitudini, poi, col tempo, cambiano.
Ma lo sai che questa sembra la trama di un libro bellissimo? Mi ricorda un po’ Murakami un po’ Tarantino… Lavoraci, non sto scherzando.
uh? Ci sarebbero un mucchio di trame come questa… un mucchio. Magari le si può intrecciare tutte insieme come fa Tarantino :). Non ci si annoierebbe mai, a intrecciarle. A leggerle forse sì però… non so… Io invece scherzo, perchè non ci si può prendere davvero davvero troppo sul serio… mai. Non sarebbe serio, via.
…e poi ci sarebbe anche questo aspetto qui da tener presente quando si pensa a uno stile, un filone, un’idea. http://lettura.corriere.it/l%E2%80%99infernale-quentin/
Scusami, sto andando un po’ fuori tema… ma mi pareva interessante visto che se ne stava parlando. Ho recuperato il nick dal blog di Zanzibar (http://wordpress.com/#!/read/blog/id/18966597/)
Hum… questa congettura non l’approvo. Che vuol dire che dopo Michelangelo nessuno può più dipingere angeli?… E poi Tarantino è una merda parliamoci chiaro, tu sei molto meglio.
Lo sai? istintivamente mi verrebbe da dirti che ti voglio davvero un gran bene… ma io diffido dell’istinto; mi limito a dirti che sei molto umano. No, quello che volevo dire è che tu sei tu ( e visto quello che mi dici, meno male che sei tu), Tarantino sarà pure una merda, ma è anche pur sempre Tarantino e io… e io sono io. Questo volevo dire. Qualsiasi cosa significhi.
Questa cosa mi ricorda quando Fantozzi chiedeva alla moglie se l’amava e lei rispondeva che lo stimava. Anche tu mi stimi? :) Guarda proprio in virtù di questa tua stima ti evito il pippotto da esperto cinematografico diplomato tale e non ti spiego chi è in verità Tarantino. Ti basti sapere che anche uno che nella vita è campione di sputo a distanza, con un po’ di soldi e della pubblicità, può trovare estimatori pronti a chiamarlo genio.
Ok, ok… so che intendi. Io non ho studiato cinema, tranne per un paio d’esami andati mediocremente ( i miei esami vanno sempre mediocremente), però capisco che i geni “costruiti” sono un po’ diversi dai geni veri, che di solito nessuno caga… o in molto pochi. Comunque, tuttavia… che stavo dicendo? Ah sì, Tarantino a me piace perchè un po’ mi ricorda i campioni di sputo a distanza, che in realtà mi affascinano quanto i campioni di rutto. Seppure la prima disciplina è molto più difficile della seconda, se non altro perchè per la seconda ci si può dopare con la cocacola, mentre per la prima non saprei davvero con che sostanza si potrebbe ottenere uno sputo più poderoso…. forse con un video di berlusconi, non lo so… sto divagando? Vero. Mi scuso.
A me piace Tarantino perché con lui si spegne il cervello. Lui fa cartoni animati per adulti, ma gli adulti sono finiti, li stiamo ordinando. Dicono che dovranno arrivare a breve, ma nel mentre si aspetta la gente ha scordato che doveva aspettare. Così, per noia, si sono messi ad imitare i ragazzini, che sono molto più maturi, a vedere i film di Tarantino e a votare Berlusconi. Non, non stai divagando: la deriva dei continenti si svolge nel mare, e i mari hanno molti nomi.
Allora ero in tema?! Sta cominciando a piacermi questa conversazione… peccato che wp non permette di conversare. E’ come se ti dicesse: “no, no, ragazzi, fate i bravi… i commenti sono da attenersi esclusivamente e strettamente a quanto scritto nel post; devono essere brevi, significativi e non devono andare troppo al largo. Limiti.
Tu senti nelle orecchie WordPress che ti dà degli ordini? Hum…
Io lo vedo come incolonna tutto stretto stretto… come per dire: fate i bravi bambini, non andate oltre i limiti consentiti, siate lindi, siate ordinati, siate educati e mettetevi composti. E’ mellifluo, wp. WP parla così, come il ronzio di quelle piccole mosche che sembrano api…
Io prima stavo su Libero. Lì c’era la censura, nel senso che i post te li cancellavano, e a me è successo anche mi chiudessero il blog. Me lo hanno chiuso per un post che era una storia di due maiali che facevano l’amore. Ho scritto che il maschio era vecchio perché aveva più di sei anni. Mi hanno detto che qualcuno, più di qualcuno, ha pensato volessi parlare di pedofilia. E’ stato in quel momento che ho capito che in fondo tutta questa storia del comunicare a volte funziona un po’ come il matrimonio. Pieno di malintesi, di incomprensioni, di voglia di stare insieme senza un vero perché, un incamminarsi in strade parallele che alla fine sbucano in una voglia di altro. Il mio altro è questo, e a me sembra quasi di essermi ritirato in un eremo, in cima ad una montagna innevata. Lo vedi come è bianco qui?
Lì non so quanto è bianco… certo è bianco, ma non so quanto. Qui molto. Magari è lo stesso bianco che si vede. I malintesi e le incomprensioni son tutte cose che ci ingoiano la vita perchè non si ha voglia di porre la dovuta attenzione. Per capirsi davvero è necessario porre grande attenzione, all’altro, mica solo a se stessi. E allora l’attenzione diventa lo strumento che nessuno sa più usare, perchè c’è fretta, perchè si è pieni di altro, pieni di fame id essere sentiti, pur non sapendo più sentire. Per imparare l’attenzione ci vuole il tempo, il silenzio… ed il bianco della neve, magari. Ci vogliono, sono necessari. Come l’acqua. E da lì si reimpara a sentire, a porre attenzione… e si fanno fuori i malintesi. Un po’ alla volta. Sempre se anche l’altro sa capire di che cosa ha bisogno.
Na, è molto più semplice. Se vuoi comprensione, parla con te stesso.
E’ molto cinica sta cosa che dici, non so se ti rendi conto. Mi piace.
Prendersi sul serio è un errore da principianti, ma non prendersi mai sul serio è un errore da superficiali. Non si può trovare un compromesso?
Non lo so… forse bisognerebbe cercarlo, prima. Uh! Mi hai fatto pensare! Non è da tutti! :D :D
Faccio pensare è vero, ma curo anche i mal di denti, le calvizie e trovo l’acqua. Se ti serve qualcosa non farti scrupoli.
Mi basta la prima, grazie… per il momento. :)
Hu… anche modesta… che donna da sposare… :)
Non usare parole oscene, per cortesia!
Da trombare? Non so, trovavo più oscena questa…
e che c’è di osceno nella parola trombare, scusa?! Trovo la parola sposare pornografica e mooolto più pesante da digerire.
Anche se mi trovi d’accordo, credo anche in questo sia sbagliato generalizzare. A volte mi sembra così tutto maledettamente soggettivo…
giusto… io parlo soggettivamente per me, così poi tu parli soggettivamente per te… è così che funziona. Non si chiama generalizzare; si chiama dire quello che si pensa in modo che gli altri capiscano come si pensa. Poi si può anche spiegare perchè, ma solo se agli altri interessa; solo così avrebbe senso .
Mi sono perso. Dicevamo: trombare. No?
sì… mi pare si dicesse che trombare è soggettivo.
Quello soggettivo si chiama masturbazione. Credo.
non credo si chiami solo masturbazione… c’è gente, la maggior parte penso, che lo fa in maniera soggettiva anche quando si è in due… e forse anche in più di due e avanti così. E’ soggettivo, come parlare, come pensare. Si è sempre soli, anche lì… forse sopratutto lì. Però io, in tutta onestà, probabilmente ne so troppo poco. Ne so quel tanto che serve per sapere che ci si sente soggettivamente soli per la maggior parte del tempo che si passa vivendo. Che si scopi o meno, non importa. La soggettività è solitudine e non si può prescindere dalla soggettività. Che ho detto?
Non lo so, ma assomigliava a un discorso di Vendola :)
uh? davvero? Io non so come parla Vendola, che fin qui la politica (e l’antipolitica) non arrivano, perchè non c’è campo…ma mi fido.
Io qualcosa ne so delle tue abitudini e di qualcuna te ne sei scordato… :)))
Le abitudini siamo noi e non sono noi. Ci cambiano così inaspettatamente che un giorno ci accorgiamo che abbiamo già altre abitudini. ma siamo noi o loro a decidere?
O essi? E soprattutto tu che ne sai delle mie abitudini?
il sapone al cioccolato e alla vaniglia? tu? non avrei mai immaginato!
io adoro le abitudini :-)
Sì io sì, io sì! Perché? Uno come me dovrebbe lavarsi col sapone al fango? Perché uno come me non può ricevere regali del cazzo a natale che poi visto che c’è la crisi li usa per risparmiare?
che fai t’incazzi? ti immaginavo solo meno “dolce”!
Sono come il Mars: duro fuori, morbido dentro. :)
questo lo so. però parli di cuore, ti facevo meno dolce di….pelle :-)
Tranquilla, la prossima volta che usciremo insieme farò in modo di puzzare di baccalà :))
Io odio le abitudini ma condivido la tua idea di calzino. Che tu in palestra non ci vai (Biscardi esci dal mio corpo!) l’ho sospettato, a meno che tu non vada in una palestra, di quelle con gli armadietti nello spogliato e che tu svuoti il contenuto della borsa in modo che quel che è primo diventi ultimo.
… ora ho mal di testa, torno in divano.
E, invece, pensa: in palestra ci vado sul serio. Nel senso più ampio del termine, con molta libertà, diciamo. Ma ci vado solo per poter preparare la borsa.
io uso il calzino monti,va bene uguale?
Quelli le vesciche le fanno venire nel culo.
Ma solo ha me questo pezzo ha messo addosso una malinconia di quelle sorde e profonde che ti arrivano come uno soffio gelido nell’anima??? Il finale mi ha ucciso. Una martellata in pancia a tradimento. Ma forse sto solo attraversando un periodo di ipersensibilità. ;)
Molto bello. Ironico e piacevole, ma non per questo meno profondo. Complimenti.
Hu! Come mi piace quando affondo il coltello nei momenti ipersensibili della gente! Sarà perché la maggior parte delle volte scrivo proprio in momenti ipersensibili… Che poi ora che ci penso, quest’ultimo momento ipersensibile dura da quarant’anni…
Ok, ti confesso un segreto: a me piace farmi affondare i coltelli in quei momenti lì. Io però sono una privilegiata: il mio dura “solo” da una trentina d’anni abbondante. ;-)
Tze… le solite raccomandate… :)
Lady Anagrafe è una perfida megera spietata. Basta solo essere nati qualche anno dopo, e subito ti sconta anni di ipersensibilità. Eh, son privilegi. La vita è ingiusta. ;-)
Hai ragione è ingiusta. Perché non organizziamo un bel corteo di protesta sotto casa della vita? Hum… Ma dove vive la vita?…
Ci sono cose abominevoli anche nella vita dei più perfetti gentiluomini
E cose meravigliose nella vita degli abominevoli. Sì, è proprio così.
nella mia borsa, spesso e volentieri, mi dimentico qualcosa…il più delle volte le mutande….
Ma lo sai anche io? Ci sarà qualche motivo psicologico? Non è che ci portiamo dentro una specie di mancanza… che so…
penso proprio di si….sai?
Chissà quanto mi costerà in psicoanalisi…
Adesso che tra e stileminimo finalmente un po’ di spazio lo lasciate, se non disturbo mi inserisco… Mica per dire tanto, il tempo e le parole sono denaro (o dovrebbero esserlo). Così ti dico che hai scritto un bel pezzo. Qualcuno l’ha definito “profondo”. Mah!
Non montarti la testa.
Potrebbe andare a detrimento di altre parti del corpo più premianti.
Ehi, manca il commento di poetella.
Io al tuo posto le manderei l’ufficiale giudiziario…
Hey! Ma che mi fai la gelosa? :) Ma che mi controlli pure il cellulare? :) Lo sai che amo solo te, no? (e comunque è sempre un piacere averla a bordo Capitano).
Non mi hai chiamato Drago. E inutile dire che è bastato per passarti nella lista nera.
Ciao, vecchio! Dai, che sei bravo più di quanto pensi. Che poi questo ti giovi nello squallore del panorama vigente, è come (si suol dire) un’altra storia.
Tu comunque continua a battere il chiodo. È il tuo destino. Finchè morte non ti separerà dalla fottuta tastiera.
In verità, già non mi sento un granché bene… :)
Vedi?
Nemmeno tanto bene. Mi è calata pure la vista…
Rassegnati, non è che l’inizio
ma che bel post ho letto. mi stimola una riflessione: com’è che (quasi) tutte le persone che ho iniziato a seguire su uorpress piano piano scopro che sono andate a spalmarsi su quel cammino, calzini o non calzini? mi chiedo se sia un caso, o se la strada per santiago sia talmente un autostrada che è difficile trovare qualcuno che non ci sia passato, o chissà quale altra alchimia…
(p.s. personalmente coi calzini ero a posto, uno perché non li avevo, due perché in bici sarebbe stato comunque davvero difficile bucarli…)
Mi stai dicendo che hai camminato scalza? :)
no, appunto, bici (adesso però toglimi una curiosità: capisco i mirtilli, ma anche gli ammennicolidipensiero ti ispirano il genere femminile?!? ;))
Ahahahahahahah…. Niente allora devo essere malato :)
Ottimo racconto con un finale inaspettato e spassoso.
Nicola
Grazie Nicola. E’ sempre un piacere sapere che qualcuno si diverte con quello che scrivo.
Belli, i riti. Necessari, in senso antropologico. il piacere sottile degli atti fatti senza alcuno scopo se non il seguire una regola che ci si è imposti. Bel post, davvero piacevole!
Grazie. Ho una curiosità però: come sei arrivato a leggere fin laggiù?
Cliccando su una delle categorie che avevo trovato in homepage…
Credo di aver appena fatto una domanda scema.