La migrazione dei giganti

di Roberto Albini

Quando i giorni diventano lunghe sere, e le foglie cadono scosse dagli alberi ingiallendo le strade, vuol dire che è già arrivata la stagione dei giganti. Tutti gli anni, di questi tempi, migrano in massa diretti in nessun posto, attraversando interi continenti, passando muti dentro città disabitate, che non li accolgono né li respingono. Camminano senza toccare nulla, senza creare danni, stando attenti a non fare confusione, in folle che oscurano il cielo senza produrre alcun suono. Solo il tonfo dei loro passi riecheggia cupo tra le pareti di casa, dove rimaniamo noi umani, asserragliati per paura e pigrizia.
Aspettiamo abbracciati ai telefoni che passino i giganti, mentre poco a poco il mondo fuori diventa estraneo, e i suoi abitanti mostri che non meravigliano. Ci si scorda di cosa c’era lì fuori prima della migrazione, di quale era questa necessità che ci spingeva ad abbandonare i divani. Vecchie magliette lasciate a stendere sui termosifoni, allora rivelano doti nascoste di oratrici, e raccontano i tempi durante i quali i giganti non migravano: li osservavamo da lontano, pascolare in branco senza andare in nessun luogo, vivi solo perché capaci di muoversi.
Ogni anno, di questi tempi, i giorni si accorciano, le foglie cadono, i giganti migrano, e io vorrei essere un sasso.