Carogna (Se vuoi arrivarmi al cuore, passa per il fegato)
di Roberto Albini
La ragazza è riversa lungo tutti e due i sedili anteriori della mia auto, ha la faccia completamente immersa nel proprio vomito e sembra svenuta. Osservo lei e la luna che si riflette in quel guado giallastro, mentre un vento flaccido agita le noccioline non ancora digerite che galleggiano come piccole canoe solitarie. Respiro forte, sorrido al cielo. Mi sento bene. Sono completamente ubriaco e sto bene, come tutte le volte che sono ubriaco. Vorrei fare qualcosa, ma la scena è troppo surreale e voglio gustarmela con calma prima che il mal di testa faccia precipitare di nuovo tutto nel reale. Mi appoggio a un albero e accendo una sigaretta. Avrei voglia di un altro bicchiere, ma qui in pineta siamo troppo lontani da qualsiasi cosa ormai. Ci siamo solo noi, la luna, il vomito. Il vomito c’è sempre.
Arrivo con un quarto d’ora d’anticipo, ma è calcolato. Mi serve per ordinare la prima birra e recuperare il minimo di giovialità necessaria per affrontare questo appuntamento come si deve. Mi siedo fuori, così posso fumare e allo stesso tempo distrarmi con i passanti. Osservare la gente che passeggia è il mio passatempo preferito. Adoro ricostruire le loro storie personali partendo dai piccoli ma significativi dettagli che le persone lasciano distratte in mano al mondo. Accanto al mio tavolo per esempio c’è questa coppia, anzi questo trio composto da una ragazza vestita come per andare a una prima comunione, il suo ragazzo, o presunto tale, che sembra non darle molta importanza e poi l’amico del ragazzo, che si intromette con battute sceme. Lei non è un granché, lui nemmeno, ma è lusingato dalle moine a cui è sottoposto senza peraltro cedervi. Soprattutto mi interessa il ruolo del terzo, l’amico scemo che regge il moccolo oppure funge da barriera naturale, per fermare l’avanzata delle cozze. Poi con la mente allargo l’inquadratura. Dietro di loro ci sono io, seduto solo al tavolo di un bar insignificante che osservo nulla con la mia faccia insignificante. Per un attimo tutto diventa cedevole, niente sembra in grado di sostenere la mia caduta. Ed è pure finita la birra.
Getto la cicca con gesto da attore, ma mi rimane incollata al dito e mi brucio una falange. Rido, ma poi mi pento perché devo concentrarmi e fare qualcosa. Barcollo fino all’auto e tento di analizzare bene la situazione. La ragazza non si è mossa per tutto il tempo. I sui boccoli ancora lambiscono il vomito con incredibile leggerezza, e i suoi tratti, in parte immersi nel liquido, mi sembrano quelli della donna più bella che abbia mai visto. Mi avvicino e le abbasso leggermente il colletto della camicetta per scoprirle la zona dietro la nuca. I giapponesi considerano quello un punto erotico, anche se quando ero giovane mi sembrava una stronzata. Invece poi invecchiando mi sono ricordato di questa storia, e ho iniziato a farci caso. Da vecchio ho iniziato a far caso a un sacco di cose che prima mi sfuggivano, mi è presa come una smania di sensazioni più fini, di zone esclusive dove esercitare i miei piaceri. La ragazza ha un collo meraviglioso, fino e bianco, sotto la nuca ha una fossetta proprio all’incrocio delle scapole. Non resisto e lo bacio.
Lei arriva con venti minuti di ritardo, ma era calcolato pure questo. Ho avuto il tempo di farmi un’altra birra. Più birra, più allegria. Dalle foto che avevo visto me l’immaginavo diversa, dalle foto è sempre tutto diverso, per questo la gente fa le foto. Però non è male. Con l’alcool quasi mai è male. Indossa una camicetta nera con una gonna scozzese tendente al verde, da dove spuntano due gambette bianche, corte ma fatte bene. Si è truccata poco e tiene le mani in tasca mentre ci salutiamo indecisi se con un bacio sulla guancia. Pare imbarazzata, e forse lo sarei anche io se non avessi già preso la mia razione di sgrippante, allora chiamo subito il cameriere e faccio portare due superalcolici che finiscono dopo dieci minuti. Lei mi parla delle solite cose. Cose che ho ascoltato raccontare un milione di volte in milioni di modi differenti ma sempre uguali, e non bada a farmi nessuna domanda. E’ convinta sul serio che mi interessa quale film le è piaciuto ultimamente. A questo pensiero sorrido, e lei mi risponde pensando fosse per la sua battuta.
Tendo troppo la testa, e perdo l’equilibrio. Finisco anche io con la faccia accanto alla sua, nel vomito. La mia guancia sfiora quella di lei, incredibilmente bianca. Posso avvertire la sua pelle meravigliosamente liscia tentare di levigare la mia, e il suo respiro acido scaldarmi la punta del naso. Il vetro del parabrezza ci riflette come ci trovassimo nella scena finale di un film: i nostri volti uniti, immersi in un lago giallastro e lucido dove si rispecchia la luna a volerci incorniciare la testa come due santi. Chiudo gli occhi per rispetto. Una poesia triste si diffonde nel mio umore. Sento che dovrei piangere almeno adesso che non mi vede nessuno, neppure io. C’è bisogno di bellezza nella vita. Mi alzo e mi siedo accanto a lei, in mezzo ai liquami, poi la sollevo piano e le appoggio la testa sulle mie gambe. A questo punto, inizio a sbottonarle la camicetta.
Sono già due ore che siamo qui. Abbiamo bevuto come autoferrotranvieri. La stronzetta voleva starmi appresso, ma è andata oltre misura, e adesso agita la sua capoccetta sghignazzando ad occhi chiusi. Quel cedimento strutturale dell’intero universo, ora mi sembra tangibile, cado sapendo di cadere e non me ne preoccupo. Al contrario, osservo le cose precipitare trovandole persino divertenti, come questa ragazza che continua a parlarmi ancora di questo cazzo di film persino dopo sei bicchieri di vodka. Questa vertigine dovuta al cedere scardina i sensi celati dall’affanno. Mi affondo una mano dentro il petto, afferro il cuore e lo stringo: finalmente lo sento pulsare. Controllo l’ora. Se non ci sbrighiamo nessuno dei due sarà più in grado di guidare tra poco, e la serata va a monte. Abbraccio la tipa baciandola mentre lei continua a ridere floscia tra le mie braccia. Un buttafuori mi guarda strano, io mi volto cercando le chiavi dentro le tasche del giacchetto e da dietro un palazzo la vedo sbucare. La luna.
Storti come la linea di mezzeria che scompare nella pineta.
Bellissima immagine
La userò prima o poi. Sisi.
Io sono colpevolmente distratto. Ti prego avvertimi se lo farai.
Abbiamo bevuto come autoferrotranvieri.
Ma poi all’alcool test? Dico gli autoferrotramvieri…
Quelli guidano sui binari. Mica possono sbandare: )
E i freni?
Molto bella. Ma è il post che te lo ha ricordata?
sì.
volevo citarti anche bukowski ;)
Bukowski in effetti ci stava bene devo ammetterlo. C’ho pensato pure io alla fine :)
T’è andata bene. Se ambientavi la storia in Veneto, quello riverso esanime nel vomito eri tu. Poi mi scrivevi il post col saporaccio in bocca.
Ahahahahah….No vabbè il saporaccio c’è uguale però…
Molto bukowskiano, bravo. Però mi piaci di più quando sei albiniano.
C’è differenza?
e ma che scschifo!
vabbè scritto come al solito come scrive il mio capo, quindi me piaze, però non glie la fo ad immaginare tutti e due dentro al vomito… e mado…
mi sono fermata perchè…. eh ma hai visto il titolo? :-D
beh si che lo hai visto, lo hai scritto…!
Impressionata? Credi che uno diventi capo di una banda di criminali per caso?
eh ma so tutti evaporati sti criminali….
vedi vedi che già stavi in fissa per il fegato…!
impressionata na cifra guarda!
Il fegato è più di un organo, è una filosofia, un dogma, una religione…
e me ne sono accorta! sei tu che mi hai spinto dentro questo organo filosofico…
Dentro dove?
…al fegato! È un po appiccicaticcio pero…
Il mio è completamente secco. Dici che non è normale?
A come secco? Ma se fino a poco tempo fa mi hai illuso dicendo ce era succoso e batteva tanto….
No, io ho detto che potenzialmente diventa succoso. Ma sta fuori allenamento, poi ha una certa età… E’ usato diciamo.
pure i fegati usati mo spacci! ma che capo strano che c’ho… ho capito, ti stai cercando un’altra vicecapo. prima mi parlavi sempre bene del tuo fegato, ora lo denigri per allontanarmi…
Ma no sono sincero! Non apprezzi la sincerità del tuo capo?
sincero ora capo… prima tutte belle cose sul tuo fegato dicevi… mo invece lo denigri perchè non vuoi piu regalarmelo. ecco, mo te l’ho detto!
Perché te volevo imbambolà, lo sai come sono fatti i maschi no?
Eh e me ne so accorta, maschio. Tutti cosi oh…. Imbambolate col fegato e poi abbandonate… E io ce so proprio cascata con tutte le scarpe!
No aspetta. Ancora non stiamo nella fase in cui ti abbandono. Non avere fretta :D
Ah ecco! Bene, mi fa poacere che prima o poi sto momento arriverä…. Mi avverti un pochino prima, cosi inizio a farmene una ragione…
Ma quando poi non troverai nessuna in grado di fare la vice come me, tornerai…. Ed io riderö!
Oddio… già mi hai fatto venire i rimorsi…
Ecco…. Infatti…. Rimorsati…..
Ma non ci credo alb, tu hai il fegato di pietra…! 😨
Errori di gioventù. Ho abusato troppo della vodka.
Eh vabbe…. Ho capito il tuo fegato è secco… Dammelo che lo annaffio va! Ma non è motivo questo x cercarti un’altra vice. Che manca a me xche tu mi siluri? 😁😁😁
Non è che se te lo do tu lo fai mangiare dalle lumache?
E che uomo di poca fede!
Anzi sai che faccio… Mo ti impacchetto tutte le lumachelle e te le rispedosco! Ho capito .. Gia finito tempo di coccole!
Ma no! Poi col trasloco mi si schokkano e non sbavano più bene!
Mmmhhhh dici che poi facciamo meno bava e quindi meno soldi?
Beh gli mettiamo un lumaco gnocco davanti… 😨😰😱
E come si riconosce? Te ne occupi te?
E i lavori zozzi sempre a me… Che te pozzino… E non lo so… Dici che il lumaco ha il pirulino?
Hem… Hum… Ma non si sbavano addosso per rimanere incinti?
Bella immagine davvero eh…
Guarda non lo so e non lo voglio sapé… Che zozzeria… Ma te che ne sai scusa?
Mi pare che l’ho sentito dire, che poi cioè. No vabbè mi censuro.
No beh… Fatto bene a censurar… Non lo reggevo mo quark sul zighi zighi delle lumache. Anche se mi curiosa un pochino eh!
Un giorno scriverò un libro sull’accoppiamento delle lumache. E allora saprai!
Ah perche tu studi e guardi le lumache mentre fanno roba? E so soddisfazioni pure eh…
No dico dice…. Per il libro: Se gli elefanti ad arrivare ci stanno a mette otto anni, fighiurate le lumache!
E’ un trucco pubblicitario: l’attesa aumenta la voglia :D
Delle lumache? La voglia delle lumache? Mado che immagine bellissima proprio alb! Sei una fonte inesauribile di idee proprio. Ecco percje sei rimasto capo tu!